In occasione della mostra Yan Pei-Ming. Pittore di storie abbiamo chiesto a Xiuzhong “Gianni” Zhang, da anni amico di Yan Pei-Ming, di condividere un’intima riflessione sull’arte del maestro franco-cinese. I due sono accomunati da origini ed esperienze di vita simili, caratterizzate da una commistione profonda tra Oriente e Occidente.
Xiuzhong Zhang si stabilisce a Firenze dopo la laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti e nel 2013 avvia un’attività come operatore culturale tra l’Italia e la Cina. Ha fondato la Zhong Art International, un’organizzazione che promuove e realizza progetti volti a favorire la conoscenza, il dialogo e gli scambi fra i due paesi nel campo artistico e ha istituito nel 2020 il Fán Huā Chinese Film Festival, di cui è Presidente.
Ho sentito parlare di Yan Pei-Ming per la prima volta nel 2012, quando ero studente all’Accademia di Belle Arti a Firenze e sono andato a Milano per vedere la sua mostra alla Galleria di Massimo De Carlo. Pochi anni dopo, nel 2016, in occasione della mostra di Liu Xiaodong a Palazzo Strozzi, ho avuto un primo contatto diretto con lui: è stato un incontro molto amichevole e dietro suo suggerimento sono andato a Roma per vedere una sua mostra. Durante la sua prima permanenza a Firenze ci siamo frequentati spesso, abbiamo molto parlato di arte e mi ha raccontato degli artisti cinesi che vivono a Parigi. Nel 2021 ci siamo rivisti per caso, ancora a Firenze: si vede che era destino o “yuánfèn”, come dice il buddhismo, ovvero una buona opportunità. Da allora ci scriviamo su WeChat e siamo diventati amici.
L’anno scorso, avendo saputo che avrebbe esposto a Palazzo Strozzi, gli ho mandato un messaggio di congratulazioni: con grande modestia, mi ha ringraziato e qualche mese dopo mi ha scritto che sarebbe venuto dalla Francia per l’organizzazione della mostra. Ci siamo quindi nuovamente incontrati con grande piacere a Firenze durante la chiusura del nostro Fánhuā Chinese Film Festival.
Mi considero fortunato per aver potuto conoscere di persona questo artista. Yan Pei-Ming è una persona speciale, attenta e riservata. Personalmente lo stimo molto, sia dal punto di vista umano che per la sua ricerca artistica. Abbiamo in comune le radici orientali e un’esperienza formativa importante in Occidente: io sono nato e cresciuto in Henan, poi all’età di 20 anni sono arrivato a Firenze, dove mi sono laureato all’Accademia di Belle Arti e ho approfondito la conoscenza e l’analisi dell’arte occidentale; Yan Pei-Ming, nato e cresciuto a Shanghai, è partito per Parigi a 20 anni con il sogno di studiare arte. All’inizio, per mancanza di risorse economiche ha fatto vari lavori e, proprio lavorando in un ristorante, ha conosciuto un artista giapponese che lo ha indirizzato all’Accademia di Digione. Durante la sua formazione è stato aiutato anche dall’amico Zhu Dequn, affermato pittore cinese attivo a Parigi. Anch’io, come Yan Pei-Ming, dopo gli studi sono entrato in contatto con importanti artisti cinesi, che mi hanno incoraggiato nella mia scelta di intraprendere l’attività di promotore e organizzatore culturale tra Cina e Italia. Formati in Oriente, ci siamo stabiliti tutti e due in Europa, immergendoci nell’arte e nel pensiero occidentale, e questo ha arricchito la nostra formazione artistica grazie all’apporto di due culture.
Yan Pei-Ming è da sempre molto attento alle vicende storiche e all’attualità, ai personaggi del passato e del presente. Con la sua pittura restituisce con grande talento espressivo la sua visione, spesso dolorosa e drammatica: volti asiatici, totem spirituali cinesi, tradizioni culturali e simboli popolari rappresentati con colori puri, segni e tratti freschi e immediati. La sua è una fusione inedita di elementi diversi, che colpisce i nostri sensi e il nostro spirito.
L’attenzione ai personaggi storici e alla società contemporanea lo orienta su opere monocrome, con forti contrasti chiaroscurali e pennellate decise. I suoi ritratti sembrano travalicare i limiti del tempo e dello spazio geografico, creando un ponte tra Oriente e Occidente, tra passato e presente, forse per affermare che le vicende e i destini del genere umano sono strettamente legati.
Nell’era post-pandemica le comunità di tutto il mondo sembrano non essersi ancora riprese dall’isolamento sociale e dai traumi psicologici subiti. Le persone hanno messo da parte passioni e ideali di fronte alle priorità dettate dalle difficoltà economiche e la vera comunicazione fra le persone stenta a riprendere. I conflitti spesso nascono da differenze e incomprensioni, per scarsa conoscenza reciproca e assenza di dialogo, come se un fiume invalicabile creasse un ostacolo invalicabile. Personalmente credo che si debbano creare presto dei ponti per rimettere in comunicazione le nostre esistenze.
L’attore Bruce Lee, il cui nome cinese Li Xiaolong significa “piccolo drago” è uno dei soggetti più trattati nei ritratti di Yan Pei-Ming. Le arti marziali e i relativi concetti filosofici espressi nei film hanno ampiamente contribuito ad aprire relazioni tra Oriente e Occidente, presentando dei prodotti cinematografici caratterizzati da elementi delle due culture. Questo personaggio rimane per il mondo occidentale un rappresentante “predefinito” della cultura asiatica ma per tutta la vita Bruce Lee ha sfidato il razzismo e gli stereotipi – attraverso la sua fisionomia orientale, l’aspetto atletico, il taglio dei capelli e un abbigliamento tipicamente americano – cambiando l’immagine convenzionale dei cinesi e dimostrando che possono essere combattivi, forti e sexy. Nel lavoro dell’artista, il ritratto di Bruce Lee sembra voler esprimere al di là degli stereotipi, un desiderio di riconciliazione.
L’Arte è il miglior ponte possibile, di cui gli artisti sono oggi gli architetti, grazie ai quali possiamo sperare di superare le barriere che ci dividono.
Fino al 3 settembre 2023 a Palazzo Strozzi sarà possibile apprezzare il talento creativo, l’energia e lo stile personale di Yan Pei-Ming, che ci mostra la sua visione del mondo attraverso storie e personaggi, affrontando temi cruciali del passato e del presente, come il potere, l’ingiustizia, la morte, l’oblio, e stratificando con le sue visioni la nostra comune memoria sociale.
In copertina: Yan Pei-Ming, Bruce Lee, 2007. Collezione privata. Photography: Alessandro Zambianchi, Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2023.