Proprio tu

Un attimo fugace, un momento inaspettato, un’esperienza unica e irripetibile. Occasioni più o meno quotidiane, capaci di segnare la nostra memoria. Sono situazioni, eventi, incontri che, impulsivamente, documentiamo per noi o per gli altri. Qui, a Palazzo Strozzi, siamo abituati a situazioni simili. Ogni giorno, centinaia di visitatori immortalano l’attimo, catturano un momento della visita in mostra. Fotografano un’opera, registrano un video di una sala, si fanno un selfie più o meno in posa.
Esiste tuttavia un’opera esposta nella mostra Reaching for the Stars che non è possibile fotografare e questa volta il diritto d’autore non c’entra.

Quest’opera è stata realizzata dall’artista anglo tedesco Tino Sehgal. Artista concettuale tra i più conosciuti e apprezzati al mondo, Sehgal utilizza il corpo, la voce e il movimento, suoi o di altri, per creare delle «situazioni costruite», come le definisce. Non ci sono oggetti, né didascalie che informino sulle opere, non c’è documentazione fotografica o video dei lavori. Tutto deve rimanere nel qui e ora, cristallizzato nell’attimo e fissato nella memoria del fruitore.

In This You (Proprio tu), opera del 2006 acquisita poi dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una «scultura vivente» femminile interpreta una canzone per i visitatori, basandosi su un vasto e personale repertorio. La scelta del brano da parte della cantante avviene in autonomia, facendosi ispirare dalla condizione psicologica, fisica o emotiva che percepisce nell’altro. Il risultato è un’esperienza inaspettata, effimera, intima e indimenticabile per entrambi i protagonisti dell’azione. Ogni visitatore riceve in dono una canzone scelta appositamente per lui. Non c’è un copione, non c’è una struttura standard: tutto ruota attorno all’incontro della cantante con il pubblico e in quel momento si crea la magia.

Ogni incontro è unico e irripetibile e le situazioni che si creano sono difficili da descrivere. In maniera del tutto eccezionale, le cantanti hanno condiviso alcuni dei momenti più belli da loro vissuti.

Canto Futura di Lucio Dalla a una coppia. Loro iniziano a guardarsi colpiti e straniti. Dopo un po’ sentono che cambio canzone. In un momento di pausa la ragazza si avvicina e mi chiede: «Ma non canti sempre la stessa canzone! Quindi hai scelto Futura per noi!» Rispondo di sì.
La ragazza allora mi confessa che è una canzone per loro importantissima, collegata a molti momenti significativi della loro vita. Erano scioccati.

G. B.

Coppia sulla cinquantina, probabilmente americana. Canto Something dei Beatles, ascoltano interessati e lui si toglie il cappello. Fin qui tutto normale.
Tornano dopo dieci minuti e lui mi confessa che sono venuti a vedere la mostra principalmente per This You e che hanno girato il mondo seguendo i lavori di Tino Sehgal.
La signora poi mi dice che Something è stato il loro primo ballo da sposati.

V. T.

Signora di mezza età, sola. Canto una canzone. Lei si immobilizza e rimane lì distante, immobile, per tutto il tempo. Ascolta la canzone fino alla fine e non si muove nemmeno quando recito la didascalia. Io penso al peggio.
Poi, piano piano, si avvicina e mi dice che questa è l’unica canzone d’amore che le cantava il suo uomo. Non si capacita dall’emozione. Non so se il suo uomo sia ancora di questo mondo, però lei mi ha detto: «Grazie».

E. N. B.

Canto Make You Feel My Love per un’intera giornata. Tanti momenti belli e intensi! Coppie di tutte le età, genitori con bambini, gruppi di amici: ognuno si emoziona con questa canzone.
In particolare, una signora mi racconta che questa canzone gliela cantava sua mamma negli ultimi giorni di vita in ospedale e che nel risentirla gliel’ha fatta sentire di nuovo più vicina.

V. T.

Uomo solo, sulla settantina, con sciarpa da intellettuale e massa incolta di capelli ricci, perlopiù bianchi.
Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Tira dritto, senza guardarmi. Poi ci ripensa, torna indietro e alle spalle mi sussurra: «Lei sicuramente non ci crederà, ma io con Mia Martini c’ho lavorato quasi dieci anni». E scappa via.

E. M.

Mister X ha un’andatura felliniana, sognante, sospeso nel suo mondo. Inevitabile intonare Amarcord.
Si desta dal suo sogno e si ferma a un palmo di naso da me. È stupito, divertito e molto commosso. Mi dice che ha acquistato tutti i film di Fellini in DVD per cominciare a rivederli nel weekend dopo vent’anni.
Mi stringe la mano, dicendo che porterà con sé questo momento e rientra nel suo mondo fatato.

S. F.

È lunedì, giornata molto tranquilla. Passa una coppia di ragazzi giovani e canto una canzone che non canto mai alle coppie: Resistere di La Rappresentante di Lista. La ragazza si blocca e con faccia incredula sussurra «Ma io ce l’ho tatuata questa frase!»
Abbassa la giacca, mi mostra il braccio con il verso che le ho appena cantato. Il verso diceva:
la mia natura è resistere

I. C.

Signora di circa 70 anni. Da sola, sguardo basso. Le canto La ragazza di Ipanema. Lei si anima e si mette a ballare. Scoppia a piangere.
Mi chiede come facevo a sapere che era originaria del Brasile e mi racconta che era stata adottata da una famiglia italiana da piccola.

E. M.

Anche i partecipanti al progetto Corpo Libero, il progetto di Palazzo Strozzi che unisce le opere d’arte e la danza dedicato all’inclusione delle persone con Parkinson, hanno lasciato il loro contributo dopo aver vissuto l’opera di Tino Sehgal durante la loro attività.

Un passaggio enorme
Un obiettivo da raggiungere
Ero guidato da questa voce
Camminavo come se avessi avuto gli occhi aperti
Ho camminato sulle nuvole, come camminare sul vuoto!
Se penso alla sensazione che ho avuto mi riaffiora una certa emozione
E chi se lo aspettava!
Possibile?
Vediamo dove ci porta l’ignoto
Tutta la tensione del corpo si è sciolta
Ho percepito come un abbraccio
Ho aperto gli occhi ma la magia non è svanita, la connessione è rimasta
Cambiare canale percettivo
Come affacciarsi sul Grand Canyon
Lasciare andare
E se domani… io potessi…

Domenico, Elisabetta, Francesco, Giorgio, Ilaria, Lilli, Lorella, Lucia, Marco, Nicoletta, Raniero, Simona, Tiziana

This You di Tino Sehgal (2006) nella mostra Reaching for the Stars è interpretata da: Giorgia Bardelli, Elena Nenè Barini, Nicoletta Cabassi, Ilaria Corsi, Giulia Ferrario, Stefania Forese, Claudia Fossi, Susannah Iheme, Elisa Malatesti, Daniela Pagani, Carolina Sopò Santini, Vittoria Tuci. Per la realizzazione e il coordinamento dell’opera si ringrazia Cora Gianolla.