Per il Fuorimostra di American Art 1961-2001 sono stati selezionati ventuno luoghi in Toscana capaci di narrare o evocare la vita e l’arte statunitense. Tra questi, nel Piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano – attraverso le memorie raccolte dall’Archivio diaristico nazionale – sono narrate in modo vivido le storie di quanti hanno vissuto o hanno avuto rapporti con gli Stati Uniti. Alice Belfiore ha selezionato per Palazzo Strozzi alcuni brevi, ma straordinari, ricordi.
Esistono testi preziosi e intimi, animati dalla voglia di raccontare e confidarsi. Storie coraggiose, dense di emozioni, in cerca di un futuro florido da garantire ai propri cari o semplicemente a se stessi. Sono le storie di tanti italiani che nel tempo si sono avventurati verso terre lontane per cercare fortuna, amore, avventure o arricchire il proprio bagaglio culturale.
Molte di queste storie le troviamo all’interno del Piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano, un borgo che durante la Seconda guerra mondiale venne raso al suolo dai soldati tedeschi in ritirata, nel tentativo di cancellarne la memoria. Fu proprio da queste ceneri che risorgerà come una fenice una casa della memoria collettiva italiana: l’Archivio diaristico nazionale, fondato nel 1984 dal giornalista e scrittore Saverio Tutino per raccogliere e conservare diari, memorie, epistolari della gente comune.
Molti anni più tardi, nel 2013, per dare modo a tutti di scoprire, leggere e ascoltare queste storie, venne aperto il Piccolo museo del diario, diventato sin da subito la tappa prediletta da quanti interessati a scoprire una parte insolita della nostra storia. Si tratta di un museo molto piccolo, ma allo stesso tempo potenzialmente infinito, grazie agli strumenti digitali: le storie che qui sono raccolte e raccontate sono quelle conservate in Archivio, ma sono state appositamente digitalizzate così da renderle facilmente fruibili, intercambiabili e sostituibili.
Chi entra nel museo, decide di accogliere nella propria vita le storie di queste persone come atto di conoscenza e amore del nostro passato, come – in occasione della mostra American Art 1961-2001 – le testimonianze dei diaristi che hanno vissuto un periodo negli Stati Uniti o che hanno avuto una relazione con il Paese tra il 1961 e il 2001.
Tommaso Bordonaro, contadino siciliano, descrive la “spartenza” dall’Italia nel 1947 utilizzando una lingua impastata di vocaboli dialettali e inglesi, tanto sgrammaticata quanto autentica. Emozionante la parte in cui, dalla nave, intravede la Statua della Libertà:
Io sono stato fino alle 23 in guardia di vedere di più, così ho visto la illuminazione: era una bellissima veduta. Alle ore una di notte del 27 abiamo arrivati quasi alla statua, e che si vedi una belleza! Una illuminazione bellissima. Le nave chi va chi vieni tutti illuminati: una veduta per me mai vista. La mattina alle ore 5 abiamo passato la statua e ci siamo entrati in porto con la Marine Shark. La emuzione era forte a vedere, con quella neve che il freddo era tremente, tutta quella genti che chiamava chi un nome chi un altro, chi piangeva, chi gridava, tutte quel macchine, chi correva, chi fischiava, insomma una folla immensa, chi non conosceva la sua famiglia e una veduta di palazi che facevano impressione a guardarli, macchine, villi che pareva veramente il paradiso che noi non abiamo ancora visto.
Salvatore Di Biase ci regala uno spaccato di vita americana negli anni del New Deal:
“Arrivarono le election day, andai ha votare mi sentivo tutto orgoglioso di andare a votare, era tutto diverso, a New York e come quasi tutti gli stati uniti si votava senza scheda con pulsanti automatici, era molto semplice, una cosa da niente tutto fatto. La sera già si sapeva che aveva vinto Kennedy”.
Un percorso storico ricostruito attraverso le memorie di chi, nonostante le difficoltà, riesce a coronare il sogno di visitare l’America di Jack Kerouac e del celebre romanzo On the Road, una delle letture predilette da Gloria Bartolotti che, nel 1978, scrive:
Ma quella era l’ultima occasione per visitare il paese che ci era venuto in casa nell’età dell’adolescenza con la letteratura e la poesia beat (…) stavo per andare in America come una solitaria pellegrina del Maiflower, come una pioniera dell’avventura. «Almeno terrò un diario!»
Andrea Luschi, nel 1996, affida al diario la cronaca minuziosa del viaggio effettuato in Florida insieme ai figli per assistere al lancio di una navicella spaziale:
Alle 15:18, in perfetto orario sulla tabella di marcia, scorgiamo in lontananza una nuvola di fumo che segnala l’accensione dei motori di Columbia; lo shuttle si alza lentamente verso il cielo, con una fiammata ed un rombo di tuono che mano a mano aumenta di intensità (…) Via via che Columbia sale verso il cielo, aumenta la mia commozione e non posso fare a meno di farmi scappare qualche lacrima di gioia per aver visto realizzato un mio grande sogno .
Qualche anno più avanti l’evento che sconvolse il mondo intero: l’11 settembre 2001. Maria Pia Farneti, dall’animo inquieto e creativo, compone dei disegni che per sempre imprimeranno questa data.
Alcune di queste testimonianze si animeranno in un video composto da immagini e voci di attori che interpreteranno le emozioni dei diaristi, visibile, dai primi di agosto, sui canali social del Piccolo museo del diario e online nei canali dell’Archivio dei diari.
All’interno del Piccolo museo del diario tutti possono immergersi nei ricordi intimi e descrittivi di un passato che vivrà per sempre, e che continuerà ad alimentarsi attraverso la sensibilità di chi deciderà di raccontarsi e raccontare.
In copertina: Piccolo museo del diario, foto Luigi Burroni