Artista concettuale, performer, pittore, fotografo, documentarista, regista, architetto, urbanista, designer, paroliere, blogger, scrittore, editore, dissidente politico, attivista in lotta per i diritti umani. Ecco le dieci cose da sapere sull’artista presto in mostra a Palazzo Strozzi.
1. Suo padre era un poeta
Ai Weiwei nasce nel 1957 a Pechino da una famiglia di intellettuali. I suoi genitori, Ai Qing (1910-1996) e Gao Ying (1933), sono entrambi letterati. Il padre Ai Qing è uno dei maggiori poeti cinesi del secolo scorso, diverse volte candidato al premio Nobel.
I genitori di Ai Weiwei Ai Qing e Gao Ying.
2. È cresciuto in esilio
Alla fine degli anni cinquanta Ai Qing e la famiglia vengono inviati in un campo di rieducazione militare a Shihezi, nella provincia dello Xinjiang nel nord-ovest della Cina. In seguito sono spostati in un villaggio ancora più isolato e vivono per anni nel deserto del Gobi. Ai Qing è condannato ai lavori forzati: per umiliarlo gli viene affidato l’incarico di pulire le latrine del paese. Nel 1976 Ai Qing viene riabilitato e torna a Pechino con la famiglia.
Ai Weiwei a due anni, 1959.
3. Il rapporto, anche conflittuale, con la tradizione cinese è fondamentale per il suo linguaggio
Un esempio di tale rapporto è l’Han Dynasty Urn with Coca Cola Logo del 1994, un recipiente della dinastia Han cui l’artista aggiunge, dipingendolo a mano, il logo della bevanda, per sottolineare il problematico rapporto tra memoria storica e consumismo nella nuova economia capitalistica cinese. Altra declinazione del suo rapporto con l’arte antica cinese è Dropping a Han Dynasty Urn (Distruzione di un’urna della dinastia Han; 1995), controversa e famosissima performance che lo vede far cadere un’urna funeraria della dinastia Han antica di oltre duemila anni, fissata da tre iconici scatti fotografici in bianco e nero.
Han Dynasty Urn with Coca Cola Logo, 1995
Dropping a Han Dynasty Urn, 1995. Courtesy of Ai Weiwei Studio.
4. Ha vissuto negli Stati Uniti
Nel febbraio 1981, a ventiquattro anni e con trenta dollari in tasca, Ai Weiwei si trasferisce negli Stati Uniti per studiare inglese a Filadelfia e Berkeley. L’anno successivo si sposta a New York, dove entra alla Parsons New School for Design e studia tra l’altro con Sean Scully, ma lascia dopo sei mesi. Frequenta musei e gallerie ed è influenzato da Marcel Duchamp, Andy Warhol e Jasper Johns. È questa la sua vera formazione. Per mantenersi svolge i più svariati lavori e cambia una decina di case nel Queens, a Brooklyn e poi nel Lower East Side a Manhattan. Il suo appartamento diventa punto di incontro per gli artisti cinesi, perlopiù in fuga dal regime, e Ai Weiwei rappresenta un collegamento tra intellettuali dei due paesi. Nel 1993, alla notizia di una grave malattia del padre, Ai Weiwei torna in Cina.
A sinistra: Ai Weiwei davanti a To Be Looked at (from the Other Side of the Glass) with One Eye, Close to, for Almost an Hour, di Marcel Duchamp, al Museum of Modern Art di New York. New York Photographs, 1983-1993 (1987).
A destra: Ai Weiwei nel suo appartamento sulla East Third Street a New York, 1984.
5. Un attivista in lotta per i diritti umani
In Ai Weiwei pensiero artistico e attività politica sono indissolubilmente legati. Artista dissidente, in aperto contrasto col governo cinese, è noto per il suo impegno sociale a favore della libertà di espressione e dei diritti umani. Attualmente è all’attenzione dei media di tutto il mondo per la sua protesta politica a favore dei rifugiati. A fine gennaio 2016 chiude anticipatamente la mostra Ruptures alla Fondazione Jens Faurschou di Copenaghen per protesta contro la decisione del governo danese di confiscare i beni ai rifugiati e richiedenti asilo. Qualche giorno dopo viene ritratto dal fotografo Rohit Chawla in una posa che richiama la sconvolgente immagine di Alan Kurdi, diventato il simbolo della crisi dei rifugiati siriani. In occasione dalla mostra Ai Weiwei. Libero ventidue grandi gommoni di salvataggio saranno ancorati alle finestre di Palazzo Strozzi. Con questa installazione intitolata Reframe (Nuova cornice) Ai Weiwei vuole attirare l’attenzione sulla crisi umanitaria e di valori che sta scuotendo le fondamenta dell’Europa.
A sinistra in alto: Ai Weiwei è ritratto dal fotografo Rohit Chawla in una posa che richiama l’immagine di Alan Kurdi.
A sinistra in basso: il post su Instagram di Ai Weiwei che annuncia la chiusura anticipata della mostra Ruptures alla Fondazione Jens Faurschou di Copenaghen.
A destra: Reframe, rendering del progetto per la facciata di Palazzo Strozzi.
6. Reinventa l’antico
Nel lavoro di Ai Weiwei si trovano molto spesso riferimenti alle tecniche artistiche e artigianali cinesi passate e presenti. Riallacciandosi alla tradizione, l’artista crea oggetti in porcellana realizzati artigianalmente a Jingdezhen, storica capitale di questa produzione. Nel 2010 Ai Weiwei realizza la gigantesca installazione Sunflower Seeds (Semi di girasole) per la Tate Modern a Londra. Mobilita 1600 artigiani, che modellano, dipingono a mano e cuociono cento milioni di semi di girasole in porcellana. Tra le opere legate al passato rientra anche Map of China (Mappa della Cina; 2003), scultura-puzzle formata da legni di tipo tieli, il pregiato “legno ferro”, recuperati dai templi della dinastia Qing (1644-1911) distrutti dal governo cinese per essere sostituiti da moderne costruzioni.
A sinistra: Ai Weiwei con l’installazione Sunflower Seeds alla Tate Modern di Londra, 2010.
A destra: Map of China, 2013. Courtesy of Ai Weiwei Studio.
7. È anche un architetto
Pur non avendo mai frequentato corsi di architettura, nel 1999 Ai Weiwei progetta la propria casa-studio, l’ormai iconico numero 258 nel villaggio di Caochangdi, quartiere artistico a nord-est di Pechino, costruendola in soli sessanta giorni seguendo metodi tradizionali e utilizzando materiali locali. Nel 2002 Ai Weiwei accetta l’invito degli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron di collaborare quale consulente artistico al progetto per lo stadio di Pechino destinato ai Giochi olimpici. Il grandioso Nido di uccello (The Bird’s Nest), è il simbolo delle Olimpiadi del 2008, e il risultato più “ufficiale” in questo settore e di tutta la carriera di Ai Weiwei.
A sinistra: la costruzione della casa-studio di Ai Weiwei al numero 258 nel villaggio di Caochangdi.
A destra: la costruzione e l’inaugurazione del Nido di uccello, simbolo delle Olimpiadi del 2008 a Pechino.
8. È stato in prigione
L’evento che incide più profondamente sulla vita di Ai Weiwei risale al 3 aprile 2011, quando viene arrestato all’aeroporto internazionale di Pechino a causa della sua attività di opposizione al governo. Ai Weiwei viene detenuto illegalmente per 81 giorni in un luogo segreto, sorvegliato senza interruzione da due guardie. Al momento del rilascio è accusato di evasione fiscale, gli viene ritirato il passaporto, impedito di lasciare Pechino per un anno, proibito di pubblicare articoli su Internet e di parlare con la stampa, mentre le sue opere sono allontanate dai musei e il suo nome cancellato dai motori di ricerca e da Sina Weibo, il canale social più popolare in Cina. L’artista viene segregato in casa propria, con agenti di polizia che piantonano la zona e una ventina di telecamere di sorveglianza collocate sui pali della luce. Il 22 luglio 2015 all’artista viene ridato il passaporto. È libero di raggiungere la Germania, dove risiedono la compagna e il figlio Ai Lao.
A sinistra: telecamere di sorveglianza davanti allo studio di Ai Weiwei.
A destra: Ai Weiwei con il passaporto che gli è stato restituito dal governo cinese nel 2015.
9. È estremamente attivo sui social media
L’uso dei nuovi media è da più di dieci anni uno dei maggiori tratti distintivi dell’opera di Ai Weiwei. Nel 2005 su richiesta del portale cinese SINA, Ai Weiwei inizia a tenere un blog corredandolo di fotografie sulla sua attività artistica e vita personale. Nel maggio 2009, in seguito al terremoto che il 12 maggio 2008 provoca nel Sichuan circa settantamila vittime, Ai Weiwei pubblica l’elenco di migliaia di bambini e ragazzi morti nel crollo di una ventina di scuole, collassate a causa dei materiali scadenti utilizzati nella costruzione degli edifici. Il blog, che raggiunge centinaia di migliaia di contatti il giorno, è oscurato dal governo cinese. Durante i suoi arresti domiciliari, dal 2011 al 2015, Ai Weiwei ha trovato nei social media una nuova possibilità di esprimersi. Dal suo studio ha iniziato a creare e a condividere video, film documentari, meme ironici, foto e registrazioni audio. Con il suo uso creativo e allo stesso tempo compulsivo di Twitter e Instagram, Ai Weiwei ha completamente sfruttato la forza di Internet come strumento di espressione pubblica.
10. È un “uomo del Rinascimento”
Attraverso le sue azioni e le sue opere Ai Weiwei dimostra costantemente di vedere il mondo in una luce diversa e di essere pronto a restituirci la sua visione dell’arte rivolta alla ricerca del significato più profondo dell’essere umano. Anche per questo è stato definito un moderno “uomo del Rinascimento”: un uomo che, attraversando generi artistici diversi, – dall’architettura al cinema, dalla fotografia alla poesia, dalla scultura alla pittura – può trasformare un manufatto artigianale in arte, un oggetto inerte come un tondino di ferro o un gommone nel grido lacerante dell’umanità. Ai Weiwei non è semplicemente una delle tante star del sistema dell’arte contemporaneo, e non è nemmeno soltanto un attivista rivolto ai problemi della modernità, ma è piuttosto un libero pensatore che dimostra di voler dare all’arte un importantissimo ruolo sociale e politico, nel senso più nobile del termine.
In occasione della mostra che inaugurerà a settembre, Palazzo Strozzi ha creato all’interno del proprio sito la Ai Weiwei Story: un racconto della vita dell’artista tramite immagini e video, che ripercorre i momenti più importanti della sua storia artistica e personale.