Nel suo saggio presente nel catalogo della mostra Anselm Kiefer. Angeli caduti edito da Marsilio Arte, il teologo, filosofo e sociologo Klaus Dermutz, riflette sul tema degli “angeli caduti” nelle opere della mostra, alla luce delle implicazioni filosofiche, letterarie, con particolare attenzione alla cultura tedesca.
Dio non è mai stanco […] di negarsi.
Andrea Emo
Creazione e caduta degli angeli, entrambe sono avvenute il primo giorno.
Nella Prima Scolastica (circa 800-1200) la concomitanza della creazione di Dio con la caduta degli angeli è una dottrina importante, considerata addirittura il primo atto della creazione. Dante fa propria questa teoria e nella Divina Commedia scrive: «Né giugneriesi, numerando, al venti», contando, non arriveresti a contare fino a venti, che Lucifero, con la sua superbia, ha già istigato una schiera di angeli a ribellarsi.
La rivolta innesca una violentissima controversia tra Dio e Lucifero. Il “portatore di luce” viene cacciato dal Paradiso e scaraventato sulla Terra, dove diventa il principe delle tenebre. Da una gigantesca collisione è scaturito anche l’elemento chimico utilizzato per il fondo dorato del dipinto di grande formato Engelssturz (Caduta dell’angelo) che, nel cortile di Palazzo Strozzi, apre la mostra Angeli caduti. Lo studio di Ralph Dutli, Das Gold der Träume. Kulturgeschichte eines göttlichen und verteufelten Metalls (L’oro dei sogni, storia culturale di un metallo divino e maledetto, 2020), tratta dell’origine di questo metallo “eterno”:
L’oro è uno straniero sulla Terra. Non è di quaggiù, è un inserto proveniente da corpi celesti lontani. È nato dalla collisione di stelle di neutroni: è un relitto di soli morenti. È penetrato nella crosta terrestre con le meteoriti. L’oro è dunque lo splendente frutto di collisioni catastrofiche. Nel giugno 2013, in una galassia distante 3,9 miliardi di anni luce, gli astronomi hanno osservato un lampo gamma, probabilmente causato dallo scontro tra due stelle di neutroni. Hanno calcolato che ciò potrebbe aver dato luogo fino a dieci masse lunari (735 triliardi di chilogrammi) di oro, che sono state scagliate nell’universo. Anche il nostro oro terrestre è […] nato così.
Il tema degli “angeli caduti” prosegue nella prima sala con Luzifer (Lucifero, 2023). La domanda che sorge in relazione agli angeli puri e agli angeli ribelli è da dove derivi il loro grande fascino, intatto ancora oggi. Nel suo studio Der Engel in der Moderne. Eine Figur zwischen Exilgegenwart und Zukunftsvision (L’angelo nell’età moderna. Una figura tra presente da esule e visione del futuro, 2022), Lena Zschunke spiega che il loro fascino deriva
dalla tensione esteticamente comunicata tra gerarchia e sovvertimento con cui l’angelologia ha dovuto fare i conti. La modernità specifica degli angeli risiede proprio nella loro incommensurabilità e nella loro posizione ambivalente tra ordine e minaccia dell’ordine, purezza e ibridismo, virtù e sovvertimento, bellezza e mostruosità.
In Engelssturz e Luzifer, Kiefer si avvicina a tali incommensurabilità e modernità adottando un fondo dorato pervaso di punti e particelle nere e scrivendo i nomi di due angeli: Lucifero e il nome in ebraico dell’arcangelo Michele – “Chi è come Dio?”. In Engelssturz, il titolo dell’opera si legge in corrispondenza della punta dell’ala sinistra, mentre sopra l’ala destra è riportato il nome in ebraico dell’angelo Michele. Si rimane sbigottiti quando, nel caos della distruzione nell’angolo in basso a destra, si vede un occhio nel frammento fotografico di un volto che ci guarda. In Luzifer, nel margine superiore del quadro, dopo il nome che dà il titolo all’opera sono stati apposti due punti, seguiti da לֵאָכיִמ (mîḵāʾēl) in maiuscolo. Lo stesso nome si trova anche sul lato inferiore dell’ala rovinata di un aereo precipitato che sporge nella sala.
I lavori presentati a Firenze si concentrano su tre temi fondamentali: la questione dell’inizio, l’esperienza della rottura e la domanda sulla possibilità che la rottura verificatasi all’inizio possa essere riparata alla fine dei tempi.
Nell’installazione En Sof (L’Infinito, 2016), Kiefer, grazie all’alchimia del vetro, stratifica in una teca i miti della creazione, l’uno nell’altro.
Sul pavimento scuro vi sono dei frammenti che rimandano alla “rottura dei vasi”, alla Shevirat ha-Kelim nella cosmogonia del mistico ebraico Isaak Luria (1534-1572). Dopo lo Tzimtzum, l’autoritrazione di Dio, si produce uno spazio in cui confluiscono le dieci Sephirot: incapace di reggere l’energia emanata, la metà dei vasi si infrange. Su una scala di legno che si regge da sola sono affissi quattro cartelli, che indicano con quattro parole la nascita della creazione dall’En Sof, dalla realtà di Dio al di là delle Sephirot: leggendo dall’alto verso il basso sono: Atziluth (Emanazione), Beriah (Creazione), Yetzirah (Formazione) e Assiah (Azione). La scala potrebbe essere interpretata come quella di Giacobbe, che unisce la trascendenza con la materialità del mondo creato. Su questa semplice scala di legno, tuttavia, non si vedono né angeli né loro rappresentazioni, solo un serpente si inerpica tra i gradini. Nell’Antico Testamento il serpente è l’animale più intelligente e scaltro, porge la mela a Eva e, con il suo aiuto, convince Adamo a mangiare dall’albero della conoscenza.
Leggi il saggio completo nel catalogo della mostra Anselm Kiefer. Angeli caduti disponibile al bookshop di Palazzo Strozzi, in libreria oppure negli store online.
In copertina: Anselm Kiefer. Angeli caduti, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024 © Anselm Kiefer. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio.