Psicoterapeuta di orientamento gestaltico, Gianmarco Meucci è coinvolto nella mostra Tomás Saraceno. Aria per le letture delle Carte da Aracnomanzia, 33 carte create da Tomás Saraceno per entrare in contatto con se stessi tramite gli oracoli tessuti dai ragni. Ogni mercoledì dalle 18.00 alle 20.00 il dott. Meucci incontra online singole persone per una lettura delle Carte che diviene un appuntamento per scoprire noi stessi.
«La natura sembra preferire i rapporti agli individui, nulla si crea da sé.
Tomás Saraceno
Chiedetevi quante moltitudini racchiudete in voi».
Attraverso un’interpretazione intuitiva delle carte di Tomás Saraceno trasmutiamo la trappola della meccanicità del nostro comportamento abituale in una risorsa, intessendo, come fa il ragno con la ragnatela, nuove connessioni con la nostra natura più autentica e con il mondo che ci circonda. I ragni sono animali che comunicano con il mondo attraverso le trame delle loro ragnatele, ricordandoci come tutto è comunicazione, compreso il silenzio. Il ragno crea unendo gli elementi che lo circondano, mostrandoci come tutto è interdipendente.
In questo periodo di crisi ecologica, in cui la tecnologia finalmente sta rivelando prepotentemente a tutti l’inevitabilità delle interconnessioni, diventa vitale riconoscere la responsabilità delle proprie azioni per il futuro del nostro pianeta. La risonanza creata dalle immagini delle carte produce la poesia, ci mostra l’essenza, la sintesi di quel problema, di quel blocco, di quel dubbio, di quella domanda, di quella questione aperta che continua ad affiorare dal nostro passato e influisce sul nostro presente. La magia è nel movimento dallo spazio interno del pensare/sentire alla sua espressione esterna, dal non detto all’esplicito, offrendoci la possibilità di agire per cambiare il nostro punto di vista. Di magico c’è la connessione che si stabilisce tra chi fa la domanda e chi dà la risposta, tra chi dà e chi riceve, ed è questa la relazione che cura e genera il cambiamento.
Lo scopo delle letture è fornire spunti creativi alla propria esistenza, prendendo ispirazione dalle ragnatele dei ragni, splendidamente orchestrate nella mostra di Tomás Saraceno. Alla lettura segue un compito, un’azione da compiere nelle tre settimane successive per sciogliere il problema. Qui entra in gioco la psicoterapia della Gestalt, che porta alla luce un rapporto fondamentale in tutte le cose: il rapporto tra la figura e lo sfondo. Quando guardiamo un quadro è impossibile estrapolare quell’opera dal contesto in cui la guardiamo e, proprio per questo motivo, dove poniamo l’attenzione è l’aspetto più importante. Ciò cambia il senso di quello che guardiamo e così il suo significato.
Più che scoprire qualcosa di nuovo, in genere, gli esseri umani inventano l’altro con le proprie allucinazioni proiettate o anticipazioni catastrofiche: una realtà esistenziale, una realtà cioè assolutamente soggettiva. Usando le carte di Tomás Saraceno come mediatori interculturali, cioè come immagini cariche di significati, la persona che richiede un colloquio può liberamente fantasticare sull’oggettività della figura, e sui particolari del disegno che la colpiscono. Come terapeuta, pongo l’accento sui particolari perché è importante tenere la persona ancorata ai dettagli della carta per entrare nella dinamica funzionale di figura-sfondo e per comprendere compiutamente quale sia la storia del suo mondo.
Risulta evidente che, in qualsiasi tipo di relazione in cui ci apriamo all’altro, quando qualcuno parla dei suoi problemi, per esempio, sta raccontando la sua visione delle cose, la sua storia così come la vede lui e non l’oggettività della stessa. La definizione del suo Sé è una storia, la storia del modo di intendere se stesso. Egli manifesta la sua autopoiesi ovvero il modo di costruire se stesso nell’interazione con l’altro. Questa costruzione relazionale, mediata dall’Aracnomanzia di Saraceno, ci porta prima a interagire con l’effetto emozionale che produce la carta sulla persona e poi sul collegamento tra la proiezione e la realtà.
La relazione che si instaura è di natura intersoggettiva e si costruisce all’interno di un rapporto dialogico, esprimendosi secondo una modalità che possiamo definire un circolo ermeneutico o virtuoso: “Io ti dò la mia interpretazione del mondo e tu mi dai la tua”. Entrambi siamo all’interno di una zona “sacra” in cui avviene un contatto dove si sceglie come realizzare i propri desideri. Il consultante si rappresenta come costrutto/metafora nella quale proietta il suo senso di identità attraverso la narrazione di sé all’interno di un continuo processo di cambiamento e mutazione nell’interazione con le carte e con chi le legge.
Il concetto di viabilità di Ernst von Glasersfeld definisce adeguata una metafora quando funziona, cioè quando realizza il proprio obiettivo ed è in grado di raggiungere il suo scopo. Se pertanto l’aspetto più importante di qualsiasi lavoro terapeutico è il suo risultato in termini di modifica del comportamento o quantomeno di miglioramento della qualità della vita, non importa, quindi, quale sia il metodo o approccio psicologico usato per risolvere un certo problema. Il metodo, come hanno sostenuto autori come Charles S. Peirce, è come una chiave per aprire una porta e la verità sta in ciò che funziona, appunto nella sua viabilità. Tale concetto di verità non va quindi più inteso in senso ontologico, ma piuttosto è funzionale nel suo utilizzo concreto.
Ciò che conta nel nostro caso è che la chiave, ovvero l’abilità o metodo terapeutico, apra la porta dei problemi del consultante piuttosto che essere semplicemente una “bella chiave”, o che in altre parole appartenga a un approccio piuttosto che a un altro. La lettura delle carte di Tomás Saraceno diviene una possibile strategia, uno spunto per co-costruire un’alleanza con il consultante. Ogni sessione inizia e si conclude con la domanda più importante per ognuno di noi: cosa è in mio potere per rendere la mia vita e il mio mondo un posto migliore? Tutto è sempre nei fili delle nostre mani. Ad maiora semper.