La mostra Yan Pei-Ming. Pittore di storie dedicata al grande artista franco-cinese, è stata l’occasione perfetta per ampliare l’offerta educativa della Fondazione Palazzo Strozzi sperimentando un nuovo formato di laboratorio dedicato agli adolescenti nel periodo estivo. Il progetto Estate in pittura (10-14 luglio 2023), sostenuto dal Gruppo Beyfin S.p.A., ha permesso a più di cento ragazze e ragazzi tra i 13 e i 17 anni di confrontarsi con le grandi tele di Yan Pei-Ming e scoprire in prima persona le possibilità espressive della pittura. Autoritratti, paesaggi notturni, ritratti di famiglia, personaggi storici e animali della tradizione cinese sono stati il panorama visivo di cinque giornate durante le quali si sono alternati momenti di visita nella sale della mostra e momenti di lavoro singolo e collettivo in laboratorio, guidati nell’esperienza da educatori museali e dell’artista Anna Capolupo.
Martino Margheri (Dipartimento Educazione Fondazione Palazzo Strozzi) in dialogo con Anna Capolupo
Conosciamo il lavoro di Anna Capolupo da diversi anni, il suo approccio alla pittura e all’insegnamento ci piace molto e abbiamo ritenuto che sarebbe stata la persona adatta con cui sviluppare un percorso rivolto agli adolescenti. La conversazione con Anna ha portato alla creazione di Estate in pittura: cinque giornate in cui l’arte del dipingere è stata affrontata da più prospettive. Ci siamo lasciati ispirare dalla mostra di Yan Pei-Ming e ogni giorno abbiamo esplorato un particolare tema: il ritratto e l’autoritratto, la pittura di grandi dimensioni, il rapporto tra colore ed emozioni, luce e oscurità, il valore simbolico degli animali.
MM
Nel contesto della mostra dedicata a Yan Pei-Ming abbiamo sviluppato un laboratorio estivo indirizzato agli adolescenti. Progetti del genere richiedono un confronto con il progetto curatoriale, le opere esposte, tenendo conto delle caratteristiche dei partecipanti. Come racconteresti l’esperienza di Estate in pittura?
AC
È stata un’esperienza diretta con la mia materia: la pittura.
Era importante che piacesse, volevo riuscire a coinvolgere le ragazze e i ragazzi il più possibile, in modo che fossero totalmente presi da quello che avrebbero fatto. Quando insegni a scuola ti confronti per un anno sempre con gli stessi ragazzi, con Estate in pittura ogni giorno c’era un gruppo diverso e questo elemento ha reso l’attività molto stimolante, anche se ha contribuito a crearmi qualche preoccupazione. All’inizio non sapevo chi avessi davanti e cosa sarebbe potuto succedere, partivo sempre con una leggera apprensione, poi nel corso dell’attività lasciavo che le cose fluissero più liberamente, alla fine mi sono lasciata sorprendere dai lavori che i ragazzi sono stati in grado di realizzare. È stato molto intenso. La cosa più bella è stata il rapporto diretto con i quadri di un pittore importante come Yan Pei-Ming e allo stesso tempo ho colto l’occasione per mostrare tante opere di altri artisti che lavorano con la pittura creando un gioco di rimandi e relazioni.
MM
Ogni giornata iniziava con un percorso tra le opere. Come hanno reagito i ragazzi davanti all’osservazione di questi quadri?
AC
Le ragazze e i ragazzi erano magnetizzati e sconvolti dalla grandezza delle opere. Non avevamo mai visto una dimensione materica della pittura così forte. Poi oltre all’aspetto materiale sono emerse osservazioni inerenti ai contenuti dei dipinti, soprattutto quando abbiamo osservato i ritratti di Putin e Zelensky. Qualcuno ha avuto una risposta più sentimentale alla pittura di Pei-Ming, soprattutto osservando l’enorme ritratto della mamma Ma mère (2018). Devo dire che tutta la sala dedicata alla memoria della madre è quella che li ha maggiormente coinvolti emotivamente.
MM
In fase di progettazione abbiamo individuato cinque percorsi da affrontare in altrettante giornate di lavoro: ritratto e autoritratto; pittura monumentale; pittura da indossare; notturno; animali simbolici. Quali tra queste giornate ha avuto un particolare riscontro?
AC
In occasione di “pittura da indossare” c’è stato un grande coinvolgimento, la partecipazione a quella giornata è stata molto mirata: si erano iscritti ragazze e ragazzi molto preparati, che sapevano già cosa avrebbero voluto dire. Io li ho guidati, ma in maniera minore rispetto alle altre giornate. Mi ha fatto piacere diventare il mezzo con il quale potessero esprimersi. Uscire dal formato della tela o dai confini della carta li ha stimolati molto, è stata una giornata molto intensa, sono anche emersi temi sulle disuguaglianze di genere, violenza sulle donne.
MM
Con più giorni a disposizione ci sono altri temi legati alla pittura che avresti voluto esplorare?
AC
Probabilmente mi sarei dedicata alla natura morta e avrei lavorato anche sul sogno in quanto sono temi che affronto molto nel mio lavoro. Speravo che qualcuno, portandomi le fotografie preparatore della giornata dedicata ai notturni arrivasse con una natura morta, ma non è accaduto, hanno tutti portato paesaggi notturni. Sì, quella sarebbe stata una bella estensione ai temi che abbiamo trattato.
MM
Durante lo svolgimento dei laboratori le ragazze e i ragazzi erano molto concentrati, totalmente assorti nella loro produzione. Credi ci sia stato qualcosa in particolare che abbia favorito questa situazione?
AC
Il tempo è stata una componente importante: un tempo preciso entro cui svolgere l’attività rende tutti molto più concentrati. Probabilmente ha aiutato anche indirizzare verso temi ben precisi ed esplicitare le richieste in maniera diretta. Nonostante i partecipanti cambiassero ogni giorno erano sempre tutti assorti nella produzione; credo che gli adolescenti non siano abituati a questa modalità di lavoro totalizzante, proprio per questo in un’occasione del genere cercano di tirare fuori il meglio di sé. Noi non abbiamo mai dato l’opportunità per distrarsi, c’erano delle richieste precise e tempi da rispettare. Chi si era iscritto al laboratorio aveva deciso di dedicare quel tempo alla pittura, si sono sentiti liberi di farlo scegliendo di lavorare consapevolmente.
MM
La tua pratica artistica si alterna all’insegnamento a scuola, che è un contesto di educazione formale. A Palazzo Strozzi c’è la possibilità di confrontarsi con l’arte in modo diretto, secondo altre modalità. Secondo la tua esperienza come metteresti in relazione i due diversi ambienti nella pratica educativa?
AC
I musei e le scuole dovrebbero essere più vicini nella quotidianità, soprattutto i licei artistici. Nelle scuole servirebbero degli spazi in cui lavorare direttamente con gli artisti, innescare un coinvolgimento più profondo. È quello che manca di più: sentirci vicini agli artisti, alle mostre, osservare le opere dal vero. Questo modello di laboratorio può aiutare molto i ragazzi e permette loro di far emergere aspetti che rimangono sopiti e inesplorati. A scuola lavoriamo per obiettivi e la parte più importante spesso non è la qualità del lavoro, ma la capacità di rimanere aderenti alla traccia. Le modalità che proponi devono essere uguali per tutti, tenendo conto dei limiti fisici degli spazi e delle attrezzature disponibili, inoltre gli studenti devono essere giudicati, pertanto devono presentare un progetto aderente a canoni ben precisi e questo ti richiede di indirizzarli. Tutto questo è molto diverso rispetto a una pratica artistica che si nutre di libertà. La scuola dovrebbe imparare a integrare maggiormente questo aspetto.
MM
Da artista che utilizza prevalentemente la pittura com’è stato confrontarsi con le tele di Yan Pei-Ming?
AC
Di Yan Pei-Ming invidio le dimensioni! È un pittore che ho guardato molto negli anni dell’Accademia, da giovane pittrice non avevo spazi per fare cose del genere e mi rendevo conto dell’immenso lavoro. Oggi è stato uno strano confronto: tecnicamente non è una pittura che seguo con particolare attenzione, ma è stato un artista che ha segnato la mia formazione. Mi ha scosso, guarda quanta forza puoi avere dipingendo.
Mi sarebbe piaciuto vedere una mostra del genere molti anni fa a Firenze.
MM
Estate in pittura potrebbe diventare un formato educativo a cadenza annuale. Nel panorama degli artisti italiani della tua generazione, chi vedresti bene nel ruolo di artista/educatore?
AC
Alcuni artisti non riuscirebbero mai a stare in un’aula a parlare di pittura a qualcuno, per alcuni semplicemente stare in una situazione di condivisione con altri artisti è impensabile, figurati con dei ragazzi o dei bambini. In questo processo di condivisione devi riuscire a creare un rapporto di empatia, altrimenti non arrivi a smuovere niente. Se questo aspetto non fa parte del tuo carattere è molto difficile insegnare.
Tra gli artisti della mia generazione ne conosco di molto bravi: Mattia Barbieri è un pittore e scultore molto comunicativo e anche la sua pratica è adatta all’insegnamento. Anche Matteo Coluccia, che lavora con la pittura, la performance e la scultura, ha un approccio multidisciplinare che gli permetterebbe di condurre esperienze di questo tipo. Monica Mazzone e Lucia Veronesi, che sono impegnate anche nell’insegnamento, hanno una pratica di lavoro che permette loro di creare un rapporto stimolante in un contesto educativo.
MM
Anna grazie per questo scambio e il tempo che hai dedicato a questo progetto.
AC
Grazie a voi.
Biografia
Anna Capolupo è nata a Lamezia Terme nel 1983, si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Firenze nel 2008. Vive e lavora a Firenze. È vincitrice del Premio Behnoode Foundation, The Others art fair 2022, del Premio Combat Prize nel 2016 e finalista al Premio Terna del 2014. Nel 2019 è stata selezionata al programma di residenze presso LA CASAPARK Art Recidency di New York, la Residenza Facto di Montelupo Fiorentino e ha preso parte al Simposio di Pittura Landina presso Cars a Omegna e al Simposio di Pittura della Fondazione Lac o Le mon a San Cesario di Lecce. Collabora con diverse gallerie e spazi indipendenti sul territorio nazionale.