Un racconto a due voci sulle presenze e le persistenze selvatiche nelle aree incolte urbane e di periferia, e sui paesaggi immaginari che ne possono nascere.
In occasione della mostra Eco-esistenze: forme del naturale e dell’artificiale (in collaborazione con il Master in Curatorial Practice di IED Firenze) l’artista Caterina Sbrana e l’architetta del paesaggio Annalisa Metta condurranno un’esplorazione dell’immaginario dedicato alle aree incolte urbane e di periferia tra geografie perdute e nuove possibilità.
Quali sono le presenze che abitano questi luoghi? Quali storie raccontano, quali visioni suggeriscono? In che modo natura e cultura, umano e non umano si incontrano in queste “terre di mezzo”? Un racconto a due voci che unisce la sensibilità di un’artista che ha fatto del paesaggio un tema ricorrente nella propria ricerca e le riflessioni di una studiosa che ha approfondito il rapporto tra uomo, paesaggio e architettura in numerose pubblicazioni. Al termine dell’incontro alcuni semi di piante selvatiche provenienti dall’archivio di raccolta dell’artista saranno regalati ai partecipanti e restituiti a nuovi paesaggi.
Attività gratuita, fino esaurimento posti disponibili.
L’incontro si svolgerà nei laboratori della Fondazione Palazzo Strozzi.
Biografie
Caterina Sbrana (Pisa, 1977) ha studiato restauro presso l’Istituto di Arti Operative di Perugia e si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Carrara in Pittura e Arti Visive. Conduce una ricerca artistica in bilico tra l’uso di materiali primordiali, tecniche della tradizione e una visione contemporanea contaminata dalla tecnologia. La raccolta di tracce, residui, texture vegetali e il rapporto con il paesaggio sono al centro del suo lavoro che si avvale di media diversi: il disegno, la pittura, la ceramica. Materiali organici come i papaveri sono utilizzati come lo strumento con cui tracciare grandi mappe, mentre le terre, i carboni e i vegetali sono la materia per dipingere paesaggi ispirati a visioni digitali. Negli ultimi anni la sua ricerca si è estesa anche al campo del design e alla realizzazione di oggetti d’arte. Espone e collabora regolarmente con diverse gallerie e istituzioni d’arte contemporanea.
Annalisa Metta (1977) è professore associato in Architettura del Paesaggio presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre. La sua ricerca si volge ad approfondimenti teorico-critici ed esperienze applicate inerenti il progetto paesaggistico con particolare attenzione allo spazio pubblico. Ha presentato gli esiti delle sue ricerche in numerosi seminari internazionali. Tra le ultime pubblicazioni: Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride (DeriveApprodi, 2022), Wild and the Ciy. Landscape architecture for Lush Urbanism (Libria, 2019, con M. L. Olivetti), Coltiviamo il nostro giardino (DeriveApprodi, 2019, con F. Ferran e C. Mattogno), Southward. When Rome will have gone to Tunis (Libria, 2018, con J. Berger); Compresenze. Corpi, azioni e spazi ibridi nella città contemporanea (RomaTre Press, 2017, con G. Caudo e J. Hetman).
In copertina: Courtesy l’artista