A più voci è il programma che dal 2011 la Fondazione Palazzo Strozzi dedica alle persone con Alzheimer e a chi se ne prende cura. Per ogni mostra vengono organizzati cicli di incontri rivolti a famiglie e persone che risiedono in RSA che offrono esperienze intense, stimolanti ed emozionanti da condividere insieme, per cercare modi di comunicare grazie alle emozioni suscitate dalle opere d’arte.
A più voci si svolge di fronte alle opere in mostra e nelle sale del Maria Manetti Shrem Educational Center, luogo inclusivo e accessibile a tutti i pubblici e cuore delle attività educative della Fondazione Palazzo Strozzi.
Gli incontri sono progettati e condotti insieme dagli educatori museali di Palazzo Strozzi insieme a Luca Carli Ballola e Michela Mei, educatori geriatrici.
L’arte, le parole, la demenza
L’arte è al centro del progetto e di fronte alle opere esposte a Palazzo Strozzi l’invito, rivolto a tutti, è quello di osservare ed esprimere il proprio parere personale.
Non ci sono risposte giuste o sbagliate e ciascuno (anziani e accompagnatori) può condividere espressioni, gesti, parole. In A più voci ogni opera d’arte si arricchisce in questo modo di infinite interpretazioni e il dialogo apre nuove possibilità di relazione: tra l’opera e l’osservatore, tra chi conduce l’attività e chi partecipa, fra la persona con demenza e chi se ne prende cura.
L’osservazione dell’opera può essere completata dalla creazione di una storia o una composizione collettiva tramite una conversazione guidata alla quale ogni persona contribuisce con i propri mezzi espressivi. Tutto quello che viene detto è puntualmente trascritto e pubblicato a fine di ogni mostra.
Dalla primavera del 2016 completa il progetto un laboratorio ideato e condotto insieme ad artisti. Hanno preso parte ad A più voci: Virginia Zanetti (2016), Cristina Pancini (2017), Marina Arienzale (2018), Caterina Sbrana (2019).
Gli obiettivi di A più voci
A più voci, ha come obiettivo principale quello di rendere le mostre di Palazzo Strozzi accessibili alle persone che vivono la condizione della demenza insieme alle persone che se prendono cura. Il progetto si basa su un approccio che vede nella relazione lo strumento principale per guadagnare in termini di qualità della vita facendo riferimento all’approccio capacitante di Pietro Vigorelli, alla Validation di Naomi Feil e poi “Gentle care” di Moyra Jones. Questi modelli hanno in comune il focus sulle capacità di ogni persona piuttosto che sui deficit acquisiti e un obiettivo di “benessere possibile” piuttosto di un (impossibile) recupero funzionale.
A più voci si concentra infatti sulla capacità di osservare, di provare emozioni, di immaginare, abilità che nelle persone con demenza si mantengono più a lungo di quelle logico-cognitive e questo consente di partecipare anche a quanti hanno un deficit cognitivo acquisito importante. Il tipo di attività proposta, infatti, e la guida degli educatori, consentono a tutti di partecipare in modo adeguato, trasformando la perdita di freni inibitori e schemi interpretativi mentali in maggiore libertà di giudizio e facilità d’immaginazione. Per questo tener viva la capacità di utilizzare la parola e di conversare, assecondare necessità di esprimere emozioni profonde, essere ascoltata e rispettata sono i principali mezzi che dimostrano a ognuno di essere riconosciuto come persona così da recuperare uno status sociale.
Altri importanti obiettivi del programma riguardano i carer (familiari o professionali) ai quali viene proposta una nuova modalità comunicativa: vivere un’esperienza gratificante ed emozionante, in un ambiente stimolante e prestigioso, durante la quale tutti si possano dimostrare adeguati rispetto alle richieste poste, comporta un recupero di stima rispetto alla propria capacità di fronteggiare la situazione, oltre a un benessere immediato.
Intento del progetto è anche cercare di indurre un cambiamento nella percezione sociale di questa condizione attraverso l’incontro con il pubblico della mostra, offrendo alle persone con Alzheimer e ai loro familiari nuove occasioni di relazioni sociali e riducendo lo stigma nei confronti di chi vive questa situazione di fragilità.
A più voci a distanza
Le attività di A più voci si svolgono principalmente in presenza di fronte alle opere d’arte. Tuttavia, a partire da aprile 2020 sono state attivate alcune modalità online che hanno permesso di rimanere in contatto anche nei periodi di emergenza sanitaria, particolarmente difficili per le famiglie che affrontano la sfida della demenza. Queste soluzioni a distanza inoltre si sono dimostrate utili anche dopo il lockdown perché hanno permesso di mantenere un legame con chi, per varie ragioni, non può partecipare in presenza.
Le proposte a distanza si articolano in incontri via Zoom e attività inviate in gruppi WhatsApp appositamente creati. Attraverso questi due canali vengono suggerite esperienze da fare a casa legate a progetti artistici e alle opere esposte a Palazzo Strozzi e che possono aiutare a superare l’isolamento. Le parole e le immagini inviate durante il lockdown sono state raccolte e pubblicate.
In occasione della grande installazione di Marinella Senatore We Rise by Lifting Others nel cortile di Palazzo Strozzi i partecipanti di A più voci sono stati coinvolti nei workshop digitali ideati dall’artista e condotti dalle coreografe Elisa Zucchetti e Nandhan Molinaro. Attraverso lo schermo ognuno è stato invitato a concentrarsi sull’uso del corpo e a creare una narrazione non verbale che ha portato alla scoperta di nuove possibilità di coinvolgimento a distanza.
Le reti
Il dialogo con il territorio e la volontà di condivisione con altre istituzioni sono un importante strumento per migliorare le proposte e trovare nuove soluzioni, per questo nell’ambito di A più voci viene costantemente ricercato il dialogo con altre realtà nazionali e internazionali. Sono stati organizzati convegni dedicati all’accessibilità e Palazzo Strozzi aderisce al sistema Musei Toscani per l’Alzheimer.
A partire dal 2016 la Fondazione ha inoltre attivato uno specifico corso di formazione rivolto a musei ed enti che vogliono iniziare progetti per le persone con demenza, dal quale si sono sviluppati progetti a Verona (Musei Civici), Venezia (Palazzo Grassi – Punta della Dogana), Lugano (Museo Vincenzo Vela), Reggio Emilia (Palazzo Magnani), Ravenna (Fondazione RavennAntica).
Si tratta di iniziative volte a mantenere un dialogo continuo con le istituzioni culturali per costruire un patrimonio comune di esperienze e conoscenze, finalizzate a condividere la cultura dell’accessibilità.
Le pubblicazioni di A più voci
– A più voci per la mostra Ai Weiwei. Libero
– A più voci per la mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico
– A più voci per la mostra Il Cinquecento a Firenze
– A più voci per la mostra Nascita di una Nazione
– A più voci per la mostra Marina Abramović. The Cleaner
– A più voci per la mostra Verrocchio, il maestro di Leonardo
– A più voci per il progetto In Contatto
– A più voci per la mostra Jeff Koons. Shine
– A più voci per la mostra Reaching for the stars
– A più voci per la mostra Anish Kapoor. Untrue Unreal
Le collaborazioni con gli artisti
– Muri, progetto con Virginia Zanetti per la mostra Ai Weiwei. Libero
– Caterina, progetto con Cristina Pancini per la mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico
– Leggieri, progetto con Cristina Pancini per la mostra Il Cinquecento a Firenze
– Stormi possibili, esperienza collettiva con Marina Arienzale per la mostra Nascita di una Nazione
Il progetto si rinnova di mostra in mostra.
La partecipazione è gratuita, è necessaria la prenotazione.
Per informazioni: edu@palazzostrozzi.org